Busto di donna (1922) di Gio Ponti per Richard GinoriCastello Sforzesco
Busto di donna, Gio Ponti e Giorgio Supino, terraglia, 1923
Questa scultura fu esposta alla I Mostra Internazionale delle Arti Decorative di Monza del 1923, in una sala dedicata alla manifattura Richard Ginori, che aveva appena assunto Gio Ponti come direttore artistico. È una delle prime acquisizioni fatte dal Comune di Milano.
Scatoletta portapillole (1923 circa) di Alfredo RavascoCastello Sforzesco
Scatoletta di Alfredo Ravasco, 1923
Alfredo Ravasco partecipa alla I Biennale del 1923 in qualità di componente della Commissione ordinatrice. In veste di espositore presenta numerose sue creazioni nella sezione "Mostra degli orafi". Alla II Biennale del 1925 collabora anche come membro del Consiglio artistico.
Questi manufatti, di produzione austriaca e romena, vennero esposti alla I Mostra Internazionale delle Arti Decorative e sono un esempio di quanto fosse cosmopolita la visione e il contesto delle esposizioni di arti decorative. Accanto alle sezioni nazionali articolate in padiglioni regionali, erano presentate sezioni internazionali con manifatture provenienti da tutta Europa. La rassegna diventava così un'occasione di confronto e di aggiornamento degli stili delle varie nazioni.
I due vasi dell'artista vetraio e ceramista Marcel Goupy sono di provenienza parigina e furono esposti come modello di raffinatezza nazionale nella sezione francese alla Prima Mostra Internazionale delle Arti Decorative di Monza del 1923. I suoi vetri sono decorati con smalti colorati che riprendono disegni geometrici e floreali e anticipano lo stile Art Déco.
Grande vaso (1922-1923) di Società Ceramica ItalianaCastello Sforzesco
Grande vaso della Società Ceramica Italiana di Laveno, 1923
Prodotta nello storico stabilimento di Laveno nel 1923, quest'opera risente ancora del Japonisme europeo di fine Ottocento. Il vaso riprende le forme della tradizione classica cinese, mentre la decorazione è di ispirazione giapponese con dei giochi floreali blu stilizzati.
Granchio (1920-1925) di Ferruccio MengaroniCastello Sforzesco
Il Granchio di Ferruccio Mengaroni, 1925
La seconda Biennale del 1925 è toccata dalla morte del ceramista Ferruccio Mengaroni durante l’allestimento. Nella sezione regionale delle Marche erano esposte quattro sue opere monumentali tra cui il Granchio, che sarà poi acquistato dal Comune di Milano.
Con la direzione artistica assunta da Guido Andlovitz nella manifattura di Laveno, si riscopre la ceramica tradizionale lombarda e si avvia una produzione moderna e accessibile a tutte le classi sociali che riesce a imporsi sul mercato. Le decorazioni floreali e figurative su fondo bianco riprendono la tradizione settecentesca lodigiana rinnovandola in forme sintetiche e moderne.
Tarsia in panno (1927 circa) di Fortunato DeperoCastello Sforzesco
Tarsia in panno di Fortunato Depero, 1927
Fortunato Depero, esponente di spicco del Secondo Futurismo, partecipa alla terza Biennale di Monza del 1927 con il progetto per il Padiglione del libro nel giardino della villa Reale e con la Casa d'Arte Futurista nella sezione Triveneta, dove era allestito questo arazzo.
Questo arazzo presenta nove quadrati di panno cuciti insieme che propongono la ripetizione di un profilo stilizzato di automa e la sua ombra. Le campiture monocromatiche sono accostate con forti contrasti di colore.
Via Crucis. Gesù schernito (1926-1927) di Arturo MartiniCastello Sforzesco
Via Crucis. Gesù schernito di Arturo Martini, 1927
Per la sezione ligure della III Biennale del 1927, Arturo Martini presenta una Via Crucis dai toni popolari e drammatici. La prima delle sei formelle che la compongono, con Gesù alla colonna percosso con bastoni e pietre, viene acquistata dal Comune di Milano.
Le due ciste sono state donate nel 1930 alle Civiche Raccolte milanesi dalla Fondazione Augusto Richard fondata con l'obiettivo di incrementare la collezione delle ceramiche del Castello Sforzesco tramite acquisti alla IV, V e VI Triennale. Queste porcellane sono eccezionali esempi della nuova produzione della manifattura Richard Ginori, diretta dal 1923 da Gio Ponti, che riesce ad abbinare la qualità dell'artigianato artistico alla serialità della produzione industriale.
Vaso Rosso Monocromo (1930) di Gio PontiCastello Sforzesco
Vaso Rosso Monocromo di Gio Ponti, 1930
Nel 1930 si diede avvio alle Triennali, la prima con sede a Monza. Il vaso della serie "Gran Rosso" è stato acquistato nel 1930 dalla Fondazione Augusto Richard dalla manifattura Richard Ginori, dopo che un esemplare identico fu esposto alla IV Triennale ma fu subito venduto.
Le due vetrate sono giunte nelle collezioni del Castello in seguito alla IV Esposizione Triennale di Monza del 1930. Una venne acquistata, l'altra donata dalla casa Cappellin. Furono realizzate su disegno di Mario Sironi e Achille Funi, due dei più significativi esponenti del movimento artistico milanese Novecento che influenzò lo stile delle opere presentate alle Triennali a partire dal 1930. Le due opere dimostrano l'eccellenza della produzione vetraria di inizio XX secolo.
Dopo la Triennale del 1930, si decise di trasferire l'Esposizione Internazionale di Arti Decorative e Industriali da Monza a Milano, nel Palazzo dell'Arte edificato da Giovanni Muzio nel parco del Sempione e inaugurato in occasione della V Triennale, nel 1933. Fra le opere presentate nella prima Triennale milanese, sono degni di nota i cinque pannelli in maiolica di grandi dimensioni realizzati da Dante Morozzi, che documentano l'interesse crescente per l'arte pubblica e le decorazioni murali.
Dal 1923 al 1936 le collezioni di arti applicate del Castello Sforzesco si arricchiscono di oltre 100 nuove opere, acquisite dalle Biennali e Triennali di Monza e Milano. La VI Triennale Internazionale delle Arti Decorative e Industriali del 1936 è l'ultima alla quale si registrano importanti acquisizioni. Il vaso in vetro con lana di ferro della serie Crepuscolo di Ercole Barovier e il vaso della ceramista milanese Irene Cova costituiscono eccezionali documenti della produzione del periodo.